INAUGURAZIONE
Venerdì 02 settembre 12.00
Venerdì 02 settembre 10.00 – 20.00
Sabato 03 settembre 10.00 – 20.00
Domenica 04 settembre 10.00 – 20.00
Madonne protestanti: terzo atto
Nella ricerca artistica di Paolo Porelli la figura antropomorfa costituisce tema portante, declinata di volta in volta nel linguaggio pittorico, nel disegno, nella modellazione ceramica e posta al centro di una metodologia operativa coerente e aperta a continui prelievi e rielaborazioni del reale.
Su questo principio di appropriazione e manipolazione insiste l’installazione Madonne protestanti: terzo atto, progetto concepito originariamente dall’artista nel 2019 nei laboratori olandesi dell’EKWC (European Ceramic Work Centre), da cui deriva sia la particolare smaltatura arancione – il colore della reale casata degli Orange – sia la titolazione che vuole citare la religione prevalentemente protestante dell’Olanda, allestita per la prima volta alla Galleria Firma van Drie a Gouda, successivamente a “Èthos Keramikos 2022” al Museo di Palazzo Doebbing di Sutri e adesso installata a Faenza al Ridotto del Teatro Masini in occasione di Argillà 2022.
La figura della Madonna di Civitavecchia, il classico simulacro devozionale dell’immaginario collettivo, è prelevata dal suo contesto originario ma in continuità con la sua indole di souvenir da pellegrinaggio religioso, di icona miracolosa del consumo popolare, appare riprodotta e replicata in oltre duecento copie realizzate a colaggio a partire da uno stampo eseguito su un
modello in 3d.
Una moltitudine di piccole sculture la cui identità oscilla tra i poli del “primario” e del “secondario”; la natura seriale della statuetta è infatti contradetta dalla gestualità dell’artista che agisce su di essa attraverso una serie di interventi volti a deformarne la figura, giungendo a definire uno dei concetti essenziali del suo lavoro: la trasformazione dello stereotipo in archetipo.
La struttura chiusa e definita del calco in argilla subisce, nel momento del suo stato plastico, una complessità di tagli, forature, deflagrazioni, ma anche combinazioni con elementi altri, in un processo proliferante di stati di disfacimento successivi che rasenta l’astrazione. Un processo metamorfico che se da un lato distrugge la forma dell’oggetto massificato, dall’altro lo primarizza rivelando nella viva materia ceramica l’individualità e la grande forza evocativa degli archetipi.
Testo di Daniela Lotta
Paolo Porelli
www.paoloporelli.com